FESTA DELLA MADONNA ALLA CONA

La chiesa di Galatro ha vissuto nei giorni  10 e 11 agosto un forte gesto di devozione e preghiera alla “Cona”: è stato un gesto di preghiera in un luogo dedicato alla Madonna, che la fede della nostra gente ha voluto carico di significato, al punto da riuscire nel recente passato a realizzazione un sogno durato secoli, concretizzato nella costruzione di una chiesa nelle immediate adiacenze dell’antica “Cona”.

Non si contano i pellegrini che, in ogni epoca, hanno percorso la strada che porta in questo nostro luogo di devozione Mariana, molto caro al popolo galatrese: si va alla Cona, per incontrare Maria e, in questo sacro luogo, si depongono, ogni giorno, speranze e dolori, si invocano intercessioni e si recitano preghiere che sono la testimonianza più eloquente di una fede vera e viva, vissuta in una semplice, quanto autentica, essenzialità.

In questo mese di agosto, organizzata dal nostro Parroco, don Natale Ioculano, con il Comitato festa della Cona, in maniera seria e composta, si ha avuto modo di partecipare, nella nostra contrada montana, ad una manifestazione di fede straordinaria nella sua semplice essenzialità: Maria portata in processione, sabato 10 agosto, ha fatto si che, nel silenzio della campagna intorno alla Cona, facesse eco la recita del rosario con i canti tramandati dalla nostra tradizione mariana, in una commozione e partecipazione nella quale traspariva una silenziosa preghiera alla Regina delle nostre contrade rurali, che per lo spazio di qualche ora sono diventate una grande Basilica.

Guardando la gente riunita nella chiesa sulle alture del nostro paese di poche migliaia di anime, non possiamo non rimanere stupiti di fronte alla preghiera semplice che si eleva alla Vergine, come bisogno di scogere una speranza nelle, piccole o grandi, difficoltà che la vita ci presenta ogni giorno.

E’ tutto come duemila anni fa. Il cristianesimo accade così, anche nel silenzio della vita quotidiana di una piccola comunità come la nostra zona montana, e poi capovolge la storia, incendia i cuori e illumina e fortifica tutte le nostre fragilità. Anche al tempo di Augusto, in quella primavera dell’anno 747, a Roma, capitale dell’Impero, nessuno avrebbe mai degnato di attenzione una fanciulla ebrea di 16 anni che in un borgo oscuro della Galilea, Nazareth, aveva ricevuto una visita misteriosa e aveva coraggiosamente detto “sì” ad una maternità “impossibile”.
Quella ragazzina silenziosa, Maria, era considerata nulla, come tutte le donne a quel tempo.  Eppure per secoli lei sarebbe stata detta “beata”, per millenni sarebbe stata acclamata come “Regina”, amata come nessuna mai, rappresentata e cantata da centinaia di artisti, invocata da oceani di infelici come il loro dolce soccorso, chiamata da poveracci e re. 

In quella piccola ragazza si è compiuto il miracolo più grande che potesse accadere, il più sconvolgente ed il più inspiegabile, per dirla ancora con San Bernardo, nel XXXIII canto del Paradiso di Dante:

“Vergine Madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura”

A noi, di fronte a tutta questa grazia, resta solo lo stupore… lo stupore e la bellezza dell’adesione totale alla volontà di Dio, e il desiderio che tutte le richieste e le speranze che sono state deposte ai piedi della Vergine, siano accolte ed esaudite.

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