GALATRO E GALATRESI – CARISSIMA ORNELLA… MASTRO CICCILLO SOLLAZZO, IL TUO PAPA’ – di Peppe Ocello
Carissimo Michele, è’ col cuore colmo di commozione, gratitudine e riconoscenza, che sento la necessità di ringraziare tutti coloro i quali hanno espresso con calorosa partecipazione attraverso like, commenti e reazioni diverse, il loro gradimento circa il contenuto del mio racconto su mastro Fortunato Furfaro, pubblicato sul tuo sito e successivamente da te postato e da me condiviso su Facebook. Agli amici che entusiasti m’invitano nei vari commenti a scrivere un libro, li ringrazio e dico che al momento non possiedo una raccolta già bell’e pronta, ma solo ricordi che frullano nella mia testa e all’occasione li esprimo d’istinto e getto. Di pazientare, e che col tempo chissà…
Le diverse centinaia di visualizzazioni sul sito, e l’interesse nei commenti dimostrato dai Galatresi su FB, sono l’eloquente testimonianza che la memoria storica delle persone e dei “personaggi che furono” nella storia della nostra piccola ma splendida comunità, è ancora viva, attuale e necessaria. Perché hanno ben inteso che essa non ha mai rappresentato né potrà mai rappresentare soltanto un inerte ricordo fine a sé stesso, e che essa va invece mantenuta per la prosecuzione di quei principi e valori di sana, pacifica e solidale convivenza con cui i nostri avi hanno convissuto negli anni duri dell’immediato dopoguerra. A seguito di questo articolo, un sintetico commento al mio post su FB ha colpito particolarmente la mia attenzione. Quello della cara amica Ornella, la quale, leggendo con gli occhi del cuore, ha trovato un diretto collegamento tra il “mastro” e suo papà. D’istinto come di mio consueto, immaginando le fibrillazioni e le palpitazioni che le aveva originato il mio racconto, che non potevano esaurirsi con la semplice scusa che ambedue praticavano la “stessa arte”, ho pensato di dedicarle ciò che a sua insaputa, io conservavo da sempre di suo papà. Così, senza temporeggiare ho tramutato in righe questo ricordo.
MASTRO CICCILLO SOLLAZZO, TUO PAPÀ…
Carissima Ornella,
Comprendo gli automatici collegamenti “affettivi” con tuo papà, attivatisi durante la lettura del mio racconto su mastro Fortunato Furfaro. E ne gioisco, se per qualsiasi motivo, tu abbia potuto rivivere dolci e tenere oltre che intime emozioni. Forte di ciò e con l’augurio di procurartene di ulteriori, che spero risultino a te gradite come secondo le mie intenzioni, oso qui esporti la mia visione “esteriore” quale semplice occhio estraneo (e non può essere altro che così, vista la notevole differenza d’età, io bambino lui già padre di figli più grandi di me), su come io conservo in memoria la figura di tuo papà.
Premesso che mastro Fortunato è rimasto legato fino al termine della sua attività lavorativa alla sartoria artigianale, quella tradizionale e convenzionale, mentre tuo papà io lo ricordo già titolare di un negozio di abbigliamento a metà degli anni ’60 da far invidia per estensione e campionature ai fratelli Raso di Polistena e ai negozianti dell’intera Piana; Che il mio primo vestito col papillon (due mazzi, così lo chiamavamo allora) l’avevamo acquistato in occasione della Prima Comunione proprio nel suo negozio; Che ben ricordo l’accesa concorrenza con Gorino Cordiano in cui entrambi ricorrevano alla continua offerta all’ultimo sconto,utilizzando sia cartelloni murali sia percorrendo le strade di Galatro a bordo di mezzi motorizzati muniti di altoparlanti che riproducevano gli annunci vocali pre-registrati.
Ciò anticipato, io mastro Ciccillo lo rivedo ancora oggi così: sempre elegante, grazie al suo fisico agile e snello, lo ricordo indossare abiti dai colori anche (molto, per un uomo) vivaci che per l’epoca ai più potevano apparire “azzardati”, ma che lui sapientemente ben abbinava con gusto sopraffino. Con l’immancabile cappello abbinato all’abito e alla stagione a completare quel suo look personale e parecchio avanzato, era una figura che immancabilmente “catturava” l’attenzione al suo passaggio. Quando lo vedevo uscire dal negozio e imboccare di fianco la breve salita verso casa di tuo nonno, mi soffermavo a guardarlo affascinato dalla naturale eleganza e dalla disinvoltura con la quale indossava quei capi che per altri sarebbero stati alquanto impegnativi. Ho sempre pensato che quella sua naturalezza nel vestire con tale facilità quegli abiti così innovativi per l’epoca, derivasse da una sorta di vena artistica interiore, che egli esternava attraverso quel suo singolare abbigliamento. Non so se fossero sue creazioni o preconfezionati, ma di certo all’epoca mastro Ciccillo era uno dei pochi uomini a vestire in maniera originale, distinguendosi dal monocromatico nonché tenue e triste vestiario indossato dalla stragrande maggioranza dei maschi, adulti e non. Un precursore dell’attuale “modello” che oggi sfila sulle passerelle, ma molto probabilmente, secondo me, anche un apprezzabile stilista d’alta moda.
Un affettuoso abbraccio.
E’ stata la sua vibrante e calorosa accoglienza di quel poco che ho potuto offrirle su quanto a lei più caro, che qui riporto, che mi ha spinto a chiederti di voler inserire questa mia riflessione sulla figura di mastro Ciccillo Sollazzo nel tuo sito web, ed eventualmente anche pubblicarlo. Certo che a Ornella possa soltanto farle piacere. Ciò perché tu, col tuo encomiabile lavoro di raccolta e divulgazione della memoria storica di fatti, persone e personaggi galatresi, rappresenti a pieno titolo l’archivio storico dei tempi passati, attuali e mi auguro futuri della nostra comunità. E mastro Ciccillo, come quelli già presenti e quelli che verranno, è un esempio tangibile quanto importante, di quell’operosa intraprendenza e creatività, che ha contribuito fattivamente alla fase di ripresa economica e sociale della Galatro che fu.
Grazie, con affetto e stima, Peppe Ocello.