IL “FAVORITE” DELLA GENTE DI CALABRIA COME IL “PLATSKART”, ANIMA RUSSA SUI BINARI
L’altra sera mi è capitato di leggere del “platskart“, definito dall’articolista “l’anima russa su binari”. In pratica si afferma nel testo che per avere un assaggio della Russia più autentica occorre, almeno una volta nella vita, viaggiare per le sue sconfinate terre ammirandone la bellezza dal finestrino di un treno. Dimenticatevi i treni lusso proposti dalle agenzie di viaggi! La Russia va gustata con lentezza e con un po’ di spirito di adattamento. I posti economici, prediletti dai russi, sono i cosiddetti “platzkart”, carrozze senza scompartimenti, senza porte o pareti per isolare i posti letto. Non c’è nulla di più “emozionante” di un viaggio in classe economica, dove la parola “privacy” perde ogni significato!
Per i russi viaggiare in treno è un po’ come essere a casa propria: per prima cosa preparano il giaciglio per la notte (impresa non semplicissima, soprattutto quando si ha il posto in alto!). Successivamente si mettono comodi e imbandiscono la tavola. Sì, proprio così! Tirano fuori pane, salame, formaggi, cetriolini, spesso anche birra e vodka. E non può certo mancare il tè, disponibile in ogni carrozza. Alla partenza del treno si dà inizio ad un vero e proprio banchetto, una sorta di rito per affrontare al meglio il viaggio.
Superato lo spaesamento iniziale, ci si ritrova senza nemmeno accorgersene a chiacchierare e a banchettare con i propri vicini di letto: donne con bambini, anziani, uomini che tornano a casa dopo una settimana di lavoro nella capitale, studenti universitari e, inevitabilmente, qualche simpatico ubriaco.
Salire su un “platzkart” è un po’ come entrare in una casa russa: verrete avvolti da semplicità, ospitalità e giovialità.
La lettura di questo articolo mi ha fatto venire in mente il “favorite” di mons. Bregantini, quando raccontava il suo primo viaggio in treno verso la Calabria: “favorite” è un modo di dire che per i calabresi indica accoglienza, condivisione e disponibilità. Il detto, molto caro a mons. GianCarlo Bregantini, è stato oggetto di tante riflessioni che il presule ha tenuto in occasione di tanti incontri tenuti anche al di fuori della Calabria.
Semplicità, ospitalità e giovialità in Calabria come in Russia, unite da un termine semplice e tenero, quanto accogliente e ospitale: “favorite”.
IL “FAVORITE” DELLA GENTE DI CALABRIA
+ p. GianCarlo Maria Bregantini (quando era Vescovo di Locri-Gerace)
Il primo gesto che ricordo, con tenerezza (quasi simbolo di uno stile positivo di accoglienza) fu sul treno, nella mia prima visita in Calabria. Era l’estate del 1975, ancora studente di teologia, mandato dai miei superiori per un’esperienza a Crotone. Viaggio lungo da Verona, dove era il nostro studentato teologico. Inesperti di itinerari lunghi, avevamo portato quasi nulla per il viaggio. Ma ad un certo punto, la fame si fece sentire, in quel lungo percorso di oltre venti ore. Ma quale fu la nostra sorpresa, quando una famigliola, salita a Bologna, preparò con accuratezza il pranzo, con le cose tipiche di casa di Calabria. E quella mamma, che pur aveva il suo bimbo da badare, vista la nostra fame, preparò un bel panino per noi e ce lo offrì, prima ancora di darlo al suo bambino, a noi ospiti, con un’espressione tenera ed affettuosa, che spesso si sente ripetere sulle porte di casa di Calabria: “Favorite…favorite…!”.
Non avevo mai sentito quel termine, così accogliente. Favorite, cioè venite, c’è un posto anche per voi, c’è un dono preparato. Non si può sedersi a tavola, da soli, se all’uscio c’è un ospite che bussa e non trova posto.
Questo è il primo termine, la prima espressione che conservo sempre nel mio cuore. E lo ripeto spesso, tanto da farne uno slogan positivo. Un’espressione di gentilezza, che trovo piena nell’Eucarestia, quando Cristo stesso offre il suo corpo agli apostoli, con delicatezza di Padre e dice loro: “Prendete e mangiatene tutti…”.
Tutti. Un dono che si fa accoglienza. Senza esclusioni.
Proprio per questo, due architetti geniali hanno voluto scrivere “favorite” sopra il tabernacolo della loro chiesetta, in campagna, sulle colline della Locride, un tabernacolo fatto come un forno del pane, bianchissimo come i forni delle case. Non si può guardare all’eucarestia, senza sentire quella voce del Cristo: “favorite, venite, tutti siete accolti, tutti attesi!”.
Perché poi, quella voce si deve trasferire nelle case, per ripetere all’ospite, vicino e lontano, lo stesso gesto del favorite, perché si faccia accoglienza vera e ospitalità vissuta.
Locri, 25 maggio 2006