A VENT’ANNI DALLA MORTE DEL SINDACO BRUNO MARAZZITA

Sono passati 20 anni: era il 7 dicembre del 2002 quando il prof. Bruno Marazzita, storico Sindaco di Galatro per oltre un quarto di secolo, morì nell’Ospedale San Raffaele di Milano, stroncato da una malattia incurabile. E’ stato il Sindaco che ha messo in cantiere tante opere importanti, sempre appassionato delle sue battaglie che lo hanno reso protagonista di un lungo periodo di storia della nostra Galatro. Fu eletto Sindaco nel 1960, giovanissimo, appena ventisettenne, e ci rimase fino al 1985, legando anche il suo nome alla Comunità Montana di Cinquefrondi, di cui fu presidente dalla sua istituzione sino al 1985: per Galatro è stato davvero il Sindaco che ha lasciato la sua firma sulle Terme, dove ha messo tutte le sue intuizioni ed energie, insieme alla sua fantasia e alle ampie prospettive. E’ il periodo in cui, siamo agli inizi degli anni ’80, Bruno Marazzita invita i suoi cittadini a pensare in grande, ed a immaginare un futuro europeo, per Galatro, sulla prospettiva delle grandi potenzialità che la nuova apertura delle Terme rappresentava per Galatro. Ma se le Terme hanno sempre rappresentato il fiore all’occhiello delle Amministrazioni guidate da Bruno Marazzita, tante altre opere non sono da dimenticare: la realizzazione della Casa di riposo, l’Asilo Nido, l’Ostello della Gioventù.

Il compianto prof. Carmelo Cordiani, in uno dei suoi tanti scritti su Bruno Marazzita, ha voluto occuparsi non del politico Marazzita, ma di “Cazazzi”, con un ricordo così tenero e appassionato, che mi piace riportare quasi integralmente, perché riesce a scavare nella memoria, personale e collettiva, facendo emergere ciò che il tempo, inesorabilmente, tende a cancellare:

“A Galatro, di CAZAZZI, ce n’è uno solo, inconfondibile, facilmente identificabile. E’ proprio lui: Bruno Marazzita, il maestro Bruno Marazzita, per venticinque anni, più due, sindaco. Fu eletto giovanissimo, appena ventisettenne, nel 1960 e ci rimase fino al 1985. Ci ritornò nel 1990, ma ebbe, come sindaco, breve vita per via di quelle leggi che, a seconda di chi le manipola, annullano o convalidano le elezioni. Ma non è del politico CAZAZZI che voglio occuparmi. Mi hanno tacciato per “marazzitiano” e rischierei di darne conferma. A meno che essere “marazzitiano” non significhi stimare una persona per quello che è, pregi e difetti compresi, a differenza di altre che, non avendo pregi e difetti, finiscono per essere stimate poco. Trovare, oggi, persone con soli pregi?

“Ma mi faccia il favore”! ‘, invece, dell’uomo CAZAZZI. Maestro elementare in pensione, appassionato di elettronica,  spiccata passione per l’esotico. Il mio primo contatto con gli alunni risale all’ottobre del 1961, nella sua pluriclasse di Santa Maria Di Palangadi, contrada del comune di Galatro. Lo accompagnai non avendo altro da fare. Gli piaceva parlare con qualcuno, e gli piace ancora. Dopo un’oretta di lezione entrò in classe un vecchietto, un certo Tomasi. Uscirono insieme per verificare la possibilità di utilizzare un filo d’acqua che fuoriusciva da una falda. Mi pregò di badare agli alunni e ritornò che era già ora di chiudere. Esperienza simile capitò un’altra volta ad un esattore delle imposte: “Aspettate un momento che torno subito”. S’era fatto mezzogiorno ed il povero esattore non sapeva più cosa fare con quella classe. Capitai per caso. “Ho fatto due dettati, tre problemi, hanno letto tutti. Il maestro mi ha detto di aspettare un attimo. Dalle otto e trenta si sono fatte le dodici e non è ancora ritornato…”.

Era sindaco. Una capatina al Comune, breve nelle intenzioni, si poteva protrarre anche per tutto il pomeriggio. Povero esattore! Non ci ha provato più ad andare a scuola per parlare col sindaco. Appassionato di elettronica ancora oggi. Dalle radio a galena ai microprocessori conosce tutto. Anche in questo campo emerge CAZAZZI. Negli anni sessanta andava in giro con una seicento su cui spiccava: MAGNADINE. Ci avesse guadagnato una lira! Eppure aveva clienti anche a Reggio e dintorni. Quante antenne abbiamo installato! Ricordo un’avventura a Carolei, sull’unica strada per Cosenza. Si ruppe la cinghia della ventola e si rimase in attesa di qualche passante. Cominciò a nevicare. Dopo tanto provvidenzialmente spuntarono due poliziotti in motocicletta che provvidero a mandarci un meccanico. Non solo non ci guadagnò una lira, ma ne perse tante. Era CAZAZZI  e la gente dimenticava di pagare. Non parliamo degli interventi da tecnico! “Poi ci vediamo”, era la solita risposta a riparazione finita. Ancora devono vedersi. Chiuse l’attività commerciale, ma non perse la passione per l’elettronica. L’ultima trovata è di qualche mese fa. Mi telefonò per dirmi di sintonizzarmi su una frequenza TV. Aveva costruito una emittente. E mandò in onda, a Galatro, una commedia che gli alunni della scuola media avevano messo su a fine anno scolastico. Ricordo le trasmittenti radio che costruiva con pezzi smontati da vecchi catorci. E come se funzionavano! Ma finivano come i giocattoli in mano dei bambini. Una volta raggiunto l’obiettivo non ci prendeva più gusto. La stessa fine fece il distillatore su una vecchia cucina a gas. Sorbe a macero dovunque, odore acre di grappa, veramente buona, ma dopo qualche mese l’hobby finì. Anche l’aeromodellismo lo appassionò. Tutto perfetto. Il piccolo aereo decollò nello spazio dietro la chiesa, fece ampie volute telecomandato, atterrò e chi s’è visto s’è visto. E la fotomania? Macchine fotografiche d’ogni tipo, acidi, camera oscura, ingranditore, carta… Persino la stampa a colori, tutto con il “fai da te”.

In un altro suo scritto il prof. Cordiani ha scritto: “Toccò a me il discorsetto di rito al momento in cui lasciò la scuola. Riesumai vecchi ricordi e ci misi un pò d’ironia per sdrammatizzare. Attraversava, allora, un momentaccio. Provò a ringraziare, ma le lacrime gli smorzarono la voce. Troncai netto, dicendo che era stato più eloquente in quel modo. Da pensionato, qualche sera ci incontriamo alla solita panchina. Di pettegolezzi nemmeno per sogno. Non gli vanno. E nemmeno a me. Spesso si cade nel classico, ricordando i vecchi autori che ci hanno formato”.

Sono passati venti anni e Galatro, non solo in questa occasione, si dimentica facilmente dei suoi figli che si sono spesi per il paese, non dedicandogli nel corso del tempo nemmeno una via, una piazza… le Terme nel caso di Bruno Marazzita. Nel corso degli anni a venire può darsi che si sarà l’occasione per “rimediare”… anche se sono portato a pensare che nessuno se ne interesserà. Purtroppo!  

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